giovedì 21 dicembre 2023

Il radioascolto nell'era digitale

Se fra i lettori di questi pensieri ci sarà qualcuno che ha iniziato a praticare il radioascolto nel ‘900, ad esempio anni 70-80, ricorderà certamente quali sacrifici, rispetto ad oggi, venivano affrontati.
Prendiamo l’ascolto di una stazione non identificata. La prima cosa che si poteva fare, se il segnale non era accettabile o non si aveva la costanza di attendere qualche annuncio, era quella di aprire il World Radio TV Handbook - se lo si possedeva - e cercare informazioni.
Poi, se collezionisti di QSLs, una volta certi dell’identità dell’emittente, si raccoglievano dettagli della programmazione ascoltata per un lasso di tempo non eccessivo e, a mano o dattiloscritto, si preparava il rapporto d’ascolto, inviandolo per posta tradizionale, allegando cartoline, adesivi di radio-TV italiane (Ciao Dario+) e, non di rado, francobolli, Buoni di Risposta Internazionali (IRCs) o dollari USA per incentivare la risposta. Infine, ma non ultima, se la si faceva, una registrazione dell’ascolto su musicassetta. Alla fine la busta, spesso di tipo imbottita, partiva abbastanza piena di tutte queste cose e, sperando che non venisse aperta e svuotata prima di arrivare a destinazione, iniziava l’attesa. Nella maggior parte dei casi andava bene, qualche volta no, persino con il ritorno della busta al mittente a causa dell’indirizzo non corretto.
Guardando i documentari di Overland sui RaiPlay e vedendo le strade di alcune località africane, asiatiche o sudamericane dove erano situate certe emittenti captate alle quali si scriveva, ci si rende conto per quale motivo a volte - o spesso - le nostre missive non arrivavano a destinazione. Strade impervie, sterrate, allagate o fangose, trasporti della corrispondenza non regolari, collegamenti aerei dipendenti da varie ragioni. E molto altro.
Bisogna ammettere che, almeno per chi le ha vissute, ripensando oggi a tutte queste cose le si ricorda con una certa nostalgia ed un pizzico di rimpianto, soprattutto perché oggi, che le comunicazioni avvengono quasi in tempo reale, le emittenti di radiodiffusione (limitiamoci ad esse) in onde lunghe, medie e corte sono drasticamente diminuite, perché non esistono più, oppure utilizzano principalmente l’FM e la trasmissione attraverso il web, quest’ultima non soggetta ad evanescenze. Ma vincolata al funzionamento della connessione Internet.
Dunque, gli appassionati di radioascolto dell’epoca ancora attivi, ma non solo loro, hanno ora a disposizione radioricevitori portatili digitali con caratteristiche molto buone e prezzi non eccessivi, che reggono bene antenne anche di dimensioni consistenti. In alternativa, oramai da vari anni, anche quelli gestiti da computer. In altre parole, dal punto di vista tecnico la situazione logistica di ascolto è assai migliorata e più maneggevole, però nei centri urbani le opportunità di ricevere segnali più difficili sono compromesse spesso dalla dotazione, nella maggior parte delle abitazioni, di dispositivi elettronici di uso comune accesi 24 ore su 24, che producono molto rumore artificiale sulle bande AM. Esistono vari tipi del cosiddetto “QRM Eliminator”, ma in presenza di più rumori da varie direzioni la rimozione non è sempre possibile.
Per quanto riguarda l’invio di rapporti d’ascolto, non è più necessaria la penna o colpire i tasti di una macchina da scrivere, si possono compilare (e correggere) con il computer o con lo smartphone. Non è nemmeno più necessario stamparli perché vengono inviati, per esempio in formato PDF, attraverso la posta elettronica o direttamente nel testo della mail. E se si effettua la registrazione, verrà direttamente acquisita o convertita, sempre tramite dispositivi digitali, nel formato MP3, per poi essere allegata alla “mail”.
Però, anche per ciò che riguarda la tendenza a rispondere ai rapporti d’ascolto, molte cose sono cambiate. Le emittenti internazionali con servizi per l’estero sono interessate fino ad un certo punto, perché hanno sistemi di rilevazione della qualità dei loro segnali a distanza e, quindi, se rispondono lo fanno per abitudine, per cortesia o per diffondere il loro messaggio, che sia religioso, politico o altro.
Le emittenti nazionali o locali ancora attive, ammesso si riesca a trovare l’indirizzo di posta elettronica corretto o la persona che, in qualche misura, si presta a considerare gli ascolti a distanza, può darsi rispondano, però più che altro sono interessate a contatti, almeno quelle a carattere commerciale, che riguardano il profitto per l’occupazione di spazi pubblicitari. Più o meno ciò che avviene con le reti FM, che di rado si dedicano allo stupore di un radioappassionato che, magari, l’ha sentita via E-sporadico dal nord Europa. Non come le FM locali di una volta, che si entusiasmavano se il loro segnale veniva sentito a distanza.
Forse, le uniche emittenti che ancora comprendono e gradiscono il meccanismo rapporto-QSL sono le “free radio”, di potenza raramente elevata ma ricevibili, operate da appassionati come noi, che trasmettono più o meno per hobby e che, sovente, annunciano dal vivo i messaggi di coloro che le ricevono in giro per il mondo. E, attraverso la posta elettronica, con la QSL PDF o JPG inviano in allegato informazioni, foto ecc., tante cose come avveniva con le risposte cartacee.
Ma, tornando prima di chiudere alle odierne facilitazioni del radioascolto praticato, oltre ad esistere molta documentazione abbastanza aggiornata in Rete, consultabile comodamente anche da uno smartphone con le radio accese, da molto tempo online si possono accendere e sintonizzare ricevitori, cosiddetti SDRs, dislocati in varie parti del mondo, più o meno di buon livello, con molti filtri di banda, tutti i sistemi di modulazione e collegati a vari tipi di antenne, verticali, filari o direttive.
Le opinioni su questa opportunità sono diversificate, poiché a disposizione di chiunque - senza limiti di tempo - e la si può utilizzare secondo i punti di vista. Certamente, una funzione molto pratica ce l’avrebbe, ovvero quella di essere utile, in caso di emittenti non identificate presso la propria stazione d’ascolto locale, per fare dei confronti, se possibile, in base magari ad una programmazione appena percettibile, oppure sotto ad un altro segnale. La stessa funzione che hanno quasi tutti i siti web delle emittenti di radiodiffusione, perché dotati di link streaming per ascoltare la programmazione in diretta, salvo ovvi problemi di sfasamento audio dovuti alle distanze. Anch’essi, certo, non hanno limiti di utilizzo, per essere informati, scoprire musiche del mondo, seguire eventi sportivi e così via, ma tenendo presente che, a quel punto, non è più un hobby ma la fruizione di un servizio.
Il radioascolto di oggi, quindi, non è più quello di un tempo, dell’attesa del postino, di tanti bollettini di radioascolto, delle bande tropicali, delle madrugadas per tentare di captare quelle emittenti che chiudevano (da noi) in piena notte. E ci lamentavamo dei ‘segnaloni’ di Ecos del Torbes dal Venezuela, di Radio Reloj de Costa Rica ecc., delle indiane, di Radio Garoua dal Camerun o delle regionali australiane da 50 kW. Le chiamavamo “superpowers” perché, magari, bloccavano qualche stazioncina rurale andina o regionale indonesiana. Si leggeva che rompevano le scatole. Chi l’avrebbe mai detto che le cose sarebbero cambiate.
Però, come si dice sempre nel tentativo di mantenere vivo l’hobby, onde lunghe, medie e corte non sono ancora vuote, molte broadcasting (ma anche altri tipi di comunicazioni) sono ancora in esercizio. Anche se oggi le generazioni più recenti coltivano interessi lontani dal nostro, il radioascolto è ancora possibile. Ricevere segnali radio lontani migliaia di chilometri ha sempre un fascino particolare. (LBF)

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